Le Professioni
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Distinguiamo i nomi delle professioni a seconda di come finisce il nome stesso:
• nomi di professioni che finiscono in -aio (maschile); -aia (femminile) → per esempio:
operaio – operaia; gelataio – gelataia; giornalaio – giornalaia; benzinaio - benzinaia; fornaio – fornaia; libraio – libraia; macellaio – macellaia.
In linea di massima il significato di queste parole è abbastanza chiaro infatti, per esempio, il gelataio vende il gelato; il giornalaio vende il giornale; il libraio vende i libri; il fornaio vende prodotti da forno (pane, biscotti ecc.);
• nomi di professioni che finiscono in – iere (maschile); -iera (femminile) → per esempio:
cameriere – cameriera; infermiere – infermiera; parrucchiere – parrucchiera; cassiere – cassiera;
• nomi di professioni che finiscono in - ista (maschile e femminile) → in questo caso la desinenza è uguale per il maschile e per il femminile, per determinare il genere usiamo l’articolo: il giornalista – la giornalista; qualche altro esempio:
elettricista – tassista – barista – farmacista – centralinista – camionista – stilista – musicista – dentista;
• nomi di professioni che finiscono in – tore (maschile), molti dei nomi di professioni che finiscono in questo modo non hanno il femminile, ma quelli che ce l’hanno finiscono in - trice (femminile) → qualche esempio: muratore; attore – attrice; scrittore – scrittrice; presentatore – presentatrice; direttore – direttrice; autore – autrice; calciatore; lavoratore – lavoratrice; senatore – senatrice; pittore – pittrice.
In seguito ai mutamenti sociali, economici e culturali degli ultimi decenni, è nata l’esigenza di creare il femminile di mestieri e professioni un tempo riservati ai soli uomini; alcuni nomi di mestieri a cui le donne già da tempo hanno accesso hanno un femminile stabilizzato nell’uso, per esempio: il cuoco – la cuoca; il sarto – la sarta; il professore – la professoressa. Tuttavia ci sono ancora dubbi sul femminile di alcune professioni.
Valgono comunque le seguenti regole, oltre quelle già viste prima:
• per i nomi il cui maschile termini in -o, si può formare il femminile in -a: ministro – ministra; deputato – deputata; modello – modella; postino – postina; ballerino – ballerina; fotografo – fotografa; psicologo – psicologa;
• rare sono le forme: ingegnera, medica e soldata, in questo caso si lascia invariata la forma del maschile: il medico Maria Rossi; l’ingegnere Franca Bianchi;
• nel caso di nomi o professioni di particolare prestigio si può lasciare invariata la forma del maschile: il presidente Laura Verdi; il ministro Giulia Bianchi; il presidente Maria Rossi;
• a volte il suffisso -essa, usato per rendere femminili alcuni nomi di professioni, ha valore ironico o addirittura spregiativo: perciò è meglio usare: presidente invece di presidentessa, filosofa invece di filosofessa; avvocato invece di avvocatessa. Nessun preoblema invece per: studentessa; professoressa; dottoressa; poetessa;
• anche i nomi invariabili di origine straniera possono essere femminili, si dirà perciò: la manager; la leader; la designer ecc;
• si può aggiungere donna, prima o (più raramente dopo) dopo il nome della professione: la donna poliziotto; la donna soldato; la donna magistrato.
Se non conoscete alcune parole, usate il dizionario on-line: basta cliccare sulla parola sconosciuta e vi apparirà il significato.