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I SALUTI  in italiano
In Italia, si saluta anche con un sorriso o con un gesto (cioè un movimento delle mani). Gli Italiani sono famosi in tutto il mondo per gesticolare e esprimersi anche solo con le le mani.
Ecco alcuni modi di salutare.

Buongiorno: Saluto formale, usiamo quando incontriamo una persona (o anche quando andiamo via da una persona) che non conosciamo, o che conosciamo poco.   . Di solito, si usava sino alla una di pomeriggio. Ma l’uso è abbastanza personale e può variare da regione a regione. Si può utilizzare anche buondì, (dì = giorno). Attualmente si usa finché é giorno (fino al tramonto).

Buon pomeriggio: Saluto formale. Usato dall’una alle cinque di pomeriggio. Attualmente in disuso

Buonasera: Saluto formale, usiato quando incontriamo una persona (o anche quando andiamo via da una persona) che non conosciamo, o che conosciamo poco. Si usa, di solito, dopo il tramonto.

Buona notte: Saluto formale e informale. Si usa quando si sta andando a dormire e si augura una notte serena. Se si continua la serata e non si va a dormire si può dire buona serata, buona nottata o buon proseguimento.

Arrivederci: Si usa in maniera formale per augurare di rivedersi,  è un saluto che si usa alla fine di un incontro con persone che non conosciamo o che conosciamo poco.

Addio: Si usa in maniera formale e informale. Deriva da “vi affido, vi raccomando a Dio”. Si saluta così una persona che non si rivedrà presto.

A risentirci: Saluto formale ed informale. Si utilizza quando ci si saluta alla fine di una telefonata.

Pronto: Modo più comune di rispondere al telefono e si utilizza all’inizio della telefonata. E’ invariato sia maschile che femminile: le donne dicono "pronto", non "pronta".

Salute: Saluto formale: con cui si augura appunto salute a una persona che starnuta.

Salve: Saluto formale ed informale che deriva dal latino “salvus” sano, salvo.

Ciao: Modo confidenziale (cioè informale) di salutarsi, sia quando ci si incontra che quando ci si allontana da qualcuno. E’ tra i saluti più famosi e utilizzati al mondo. Deriva dalla parola veneta “sciao”, che a sua volta deriva dalla parola “schiavo”. Sapevi che, quando saluti qualcuno con “ciao”, stai dicendo a voce alta che sei “schiavo suo”? Si usa fra ragazzi, con gli amici, oppure in famiglia.

 

Espressioni di SALUTO

 

Cari alunni, come state?
È questa la domanda che facciamo abitualmente dopo avere salutato una persona, in questo modo non solo ci informiamo sullo stato di salute e sull’umore del nostro interlocutore, ma lo incoraggiamo ad iniziare una conversazione.

Nella lingua parlata comune "Ciao, come stai?" è diventata un’espressione di saluto standardizzata.

Quandoo una persona ci chiede "come stai?" possiamo rispondere in vari modi:
- bene   (bem)
- non c’è male (vuol dire non male) (nada mal)
- abbastanza bene (bastante bem)
- non troppo bene; non molto bene  (não muito bem)
- così, così (ovvero non molto bene)  (mais ou menos)
- male  (mal)
- benissimo; molto bene (muito bem)
Dialogo 1 (informale)
A: Ehi, Marco! Come stai?
B: Bene, e tu? Sei in gran forma!  (está em boa forma / muito bem)
C: Sì, sto molto bene. Grazie.
B: Ci vediamo.
Essere in gran forma: espressione idiomatica che significa stare molto bene. (estar em ótima forma)
Dialogo 2 (formale)
A: Buongiorno sig. Rossi, come sta?
B: Abbastanza bene, e Lei?  (bastante bem)
A: Anch’io sto bene. Grazie. (bem)
B: Arrivederci.
Dialogo 3 (informale)
A: Ciao Marta, come stai?
B: Non c’è male, e tu?
A: Oggi non troppo bene. Ho mal di testa.   (estou com dor de cabeça)
B: Oh, mi dispiace. (lamento isto)
Quando vogliamo comunicare un dolore fisico usiamo la frase: avere mal di.
Per esempio: avere mal di gola (dor de garganta), avere mal di pancia (dor de estomago), avere mal di denti (dor de dentes), avere mal di schiena (dor nas costas).
Nella seguente tabella osserviamo le espressioni di saluto formali e informali.
Informale Formale
Ciao Buongiorno / buonasera
Come stai? Come sta?
E tu? E Lei?
Ci vediamo Arrivederci / ArrivederLa
Come si chiedono e come si danno le informazioni personali:
- Come ti chiami?
- Mi chiamo Antonio. / Sono Antonio
- Quanti anni hai?
- Ho 60 anni. / Ne ho 60.
- Di dove sei? / Da dove vieni?
- Sono italiano. / Vengo dall’Italia.
- Di che nazionalità sei?
- Sono italiano.
- Che lavoro fai? / Qual è il tuo lavoro? / Che fai nella vita?
- Sono insegnante. / Lavoro come insegnante.                                                                          
Riassumendo:
DOMANDA:  Come stai? / Come va?                                                                                              
RISPOSTA:  Sto bene / benissimo / tutto bene / solo un po’ stanco / va tutto bene / così così

Come RIVILGERSI agli ALTRI
In famiglia, tutti usano il tu, che va bene per rivolgersi agli altri in modo informale, che si usa prima del nome, ma se gli altri sono più di uno, allora dobbiamo adoperare il voi, che è una specie di somma: tu + un’altra persona oppure tu + tante altre persone.
Invece, quando i nostri amici parlano con persone che non conoscono, che non sono, o magari non sono ancora, loro amici, parlano in modo formale, usano il Lei, che si scrive sempre con l lettera maiuscola, come pure gli aggrttivi possessivi. Chiameremo quella persona signore se è un uomo e signora se è una donna.                                                                   Queste due parole, signore e signora, hanno un uso un po’ particolare.
Innanzitutto, si trovano prima del cognome: È lei la signora Santori? Poi, il maschile signore davanti al cognome perde sempre la e, e diventa signor: Piacere, signor Ba.
Prima abbiamo visto che, quando parliamo a più amici o a più persone di famiglia, al posto del tu adoperiamo il voi. Il voi è una forma tuttofare perché la adoperiamo anche nelle situazioni formali quando parliamo a più persone a cui diamo il lei: quando ci rivolgiamo a persone importanti, si usa il Loro (plurale del Lei)
In alcune situazioni non adoperiamo signore e signora per parlare con persone che non conosciamo, ma usiamo i titoli come avvocato, ingegnere, professoressa, direttrice…. Di solito questi titoli si danno alle persone che sono andate all’università. Il titolo che si usa più di tutti è dottoressa per la donna e dottore per l’uomo.

Come  PRESENTARSI
Presentarsi non è difficile: basta salutare e dire sono oppure mi chiamo Anna, Olga, Salif, e così via. Il verbo essere già lo conosciamo; tra poco impareremo anche il presente del verbo chiamarsi. La persona che abbiamo davanti può rispondere: piacere, oppure molto piacere, o anche molto lieto, o molto lieta, ma può anche soltanto sorridere e dire il suo nome. In una presentazione informale, quando ci si dà del tu, le persone dicono soltanto il nome: sono Anna, sono Giorgiana, sono Salif; in una presentazione formale, invece, bisogna dire sia il nome sia il cognome:
Ma torniamo al verbo chiamarsi. È molto simile a un verbo che abbiamo già imparato, lavorare, nella puntata precedente: io lavoro, tu lavori, lui lavora. Il verbo è uguale: chiamo, chiami, chiama. Solo che dobbiamo mettere, prima del verbo tre piccole parole: mi, ti, si: io mi chiamo, tu ti chiami, lui o anche lei si chiama.
Finora vi ho parlato molto di verbi ma non vi ho mai parlato dei nomi che, invece, sono tanti e importanti. I nomi dell’italiano possono essere o maschili o femminili. Di solito, i nomi maschili finiscono con la vocale ‘o’ al singolare e con la vocale ‘i’ al plurale: un minuto, cinque minuti: Invece, i nomi femminili di solito finiscono con la vocale ‘a’ al singolare e con la vocale ‘e’ al plurale: una ragazza, tante belle ragazze.
Ma tu sai come presentarti?
Quando dobbiamo presentarci a qualcuno per la prima volta, soprattutto per lavoro o per affari sono sufficienti pochi secondi per trasmettere nella mente dell’altro una particolare impressione, che potrebbe condizionare fortemente il suo giudizio complessivo su di noi.
Anche in questo caso il linguaggio non verbale gioca un ruolo molto importante, ma per quanto venga considerato universale fra gli uomini, ogni popolo ha le proprie convenzioni sociali, su cui sono stati costruiti precisi rituali comportamentali.
Anche per quanto riguarda la distanza che le persone stabiliscono fra di loro mentre interagiscono, varia da cultura a cultura.
Banalmente sai già da te che per presentarti devi fare tre semplici cose: stringere la mano, pronunciare il tuo nome e preferibilmente fare anche un bel sorriso.
Ma ciò che conta è il modo in cui fai queste semplici cose e soprattutto sapere cosa invece non devi dire nè fare!
Quindi, evita accuratamente di dire parole o frasi come “Piacere”, “Molto lieto”, “Felicissimo”, “Piacere di incontrarla”….perché per prima cosa non sai ancora se sarà un piacere oppure no…e poi anche se non lo sarà, di certo non glielo dirai!
L’unico momento in cui puoi usare la parola “piacere” è alla fine di un incontro. Se ritieni che sia stato piacevole per te, allora potrai dire tranquillamente “ E’ stato un piacere!”, ma prima mai!
La stretta di mano deve essere “giusta”, cioè né troppo decisa da stritolare le dita dell’altro, soprattutto se si tratta della mano di una donna con probabili anelli alle dita, né troppo molle da dare l’impressione che stai per svenire.
Pronuncia il tuo nome non troppo velocemente e non troppo a bassa voce, ma in modo chiaro e comprensibile. Soprattutto dillo con un sorriso, perchè sorridere indica apertura e disponibilità all’incontro.
Se ti presenti per un colloquio di lavoro, dopo esserti presentato lascia che prenda la parola per primo il tuo intervistatore e dopo parlerai tu.
Quando il colloquio è terminato, non alzarti per primo dalla sedia, ma aspetta che lo faccia l’altro.

 

La distanza adeguata da tenere fra te e l’altro durante un primo incontro di qualunque tipo è di circa 45/70 centimetri nel momento in cui ti presenti, dopodiché può anche arrivare ad un metro se si tratta di un incontro informale, mentre se si tratta di un incontro di lavoro può raggiungere anche i 2 metri.
Bene… questo spazio detto anche “distanza prossemica” è in un certo senso lo spazio vitale che ciascuno di noi ha bisogno per vivere serenamente i propri rapporti sociali.
Come fare le Presentazioni                                                                                  
1. La regola fondamentale da seguire: il più giovane viene presentato al più anziano, 'l'inferiore' al superiore, l'uomo alla donna. Come anche per il saluto, il criterio dell'età è quello che il più delle volte prevale. Ad esempio, nel caso che la donna non sposata sia più anziana di quella sposata, si deve presentare la sposata alla non sposata.
2. Altra regola importante: di solito si presenta il singolo alla coppia sposata. Però la coppia di sposi giovani o inesperti viene presentata al singolo anziano o autorevole, e così alla signora anziana o autorevole. In genere si presenta chi ha più intimi legami con noi al l'altra persona: per esempio, si presenta la propria moglie a un'altra signora, il proprio figlio all'altra persona, nostro cugino all'amico.                                                               
3. Infine, un marito presentando la moglie non dice 'la mia signora', ma dice' mia moglie'. Della propria figlia non dice 'la mia signorina', ma dice 'mia figlia'. Presentando dei parenti che portano il nostro stesso cognome, questo nella presentazione si omette: ' mio fratello Antonio', ma, se hanno cognome diverso, lo si dice. La presentazione infatti deve servire a individuare la persona in se stessa più che nel suo rapporto con noi che la presentiamo.
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